Meccanico collaudatore o ingegnere pilota, è così che Giotto Bizzarrini ama definirsi. Nella sua officina, a Rosignano Solvay, Giotto produceva le sue vetture “fatte a mano”. Un uomo cordiale e un instancabile “insegnante”. Pignolo e forse qualcuno lo definirebbe bonariamente un “rompiscatole”. Si diverte a raccontare del viaggio andata e ritorno a Maranello con la sua Topolino modificata. La collaborazione con la Ferrari è legata alla vettura più desiderata dai collezionisti del cavallino, la Ferrari 250 GTO.
Lascia Maranello per intraprendere diverse collaborazioni. Dapprima con l’ATS, fondata con l’ingegner Carlo Chiti e il Conte Giovanni Volpi di Misurata. Nel contempo progettò motori e tra i clienti c’era la Lamborghini, con il motore 12 cilindri. Infine, la sua carriera s’incrocia con quella di Renzo Rivolta, presso la ISO Rivolta di Bresso. Lavora con l’esperto tecnico Bruno Raggi, molto affiatati anche se con idee diverse: Giotto voleva una vettura da corsa e Bruno una stradale. Due visioni che scaturirono nelle bellissime Iso Rivolta A3/C e A3/L. Nel 1965, come costruttore in proprio, nacque la Bizzarrini 5300 GT Strada e la versione per il mercato USA 5300 GT America, tutto “fatto in casa” tranne il motore Chevrolet.
Un’avventura con due risultati opposti: il successo internazionale delle vetture e il dissesto imprenditoriale. Per Kawasaki ideò una testa speciale per le moto… fece un ottimo lavoro e le giapponesi divennero inafferrabili!
Creò una guida simulata dei circuiti più importanti del mondo, riproducendo tutte le situazioni possibili.
Una vita interessante e avventurosa.