Sfila dal taschino la sua matita blu Staedler e, seduto al suo tecnigrafo, inizia a tracciare il bozzetto… il figurino della Grifo, la Canguro, no forse è la Fiat 850 Spider.
Chiamato il “madonnaro”, per la sua abilità rappresentativa, Giorgetto Giugiaro è un designer capace di innovare che ha avuto il coraggio di confrontarsi con la tradizione.
Il design automobilistico è il cardine della sua attività, mentre il product design è il campo d’interessi dove spaziare. Giorgetto non si pone limite all’inventiva. Dalla macchina fotografia Nikon, alla pasta Marille della Voiello. Dalla bottiglia dell’acqua San Bernardo, alla rivisitazione della bottiglietta San Bitter. Dal telefono “Sirio”, al treno per l’alta velocità.
“Ammetto di essere fortunato se… mi ritrovo a esercitare un mestiere eccitante… Il design deve richiamarsi ai dettami dell’utile e all’idea platonica del Bello; deve preconizzare i cambiamenti nell’aria sotto tutti i cieli, confrontandosi con il mondo stimolante delle giovani generazioni che rappresentano il nuovo che avanza.”
Garessio è un comune di 3150 abitanti situato nell’alta valle del Tanaro, in provincia di Cuneo. Qui è nato Giorgetto Giugiaro. Il padre Mario e il nonno Luigi erano pittori e amanti della musica, mentre la mamma Maria era una sarta. Nella bottega-laboratorio del padre apprendeva i segreti dell’arte dell’affresco. A casa, invece, riproduceva i quadri degli impressionisti meditando sulla differenza tra la riproduzione e l’interpretazione delle figure e della natura.
Il padre Mario riconobbe il talento creativo e convinse Giorgetto a integrare gli studi figurativi con le conoscenze ed esercitazioni tecniche.
Si trasferì a Torino per prepararsi all’Accademia di Belle Arti. Nel capoluogo piemontese seguì i corsi dell’artista Eugenio Colmo, in arte Golia, che gli insegnò l’universo della pittura e del disegno. Dante Giacosa individuò l’attitudine dalle sue tavole e lo scelse per lavorare in Fiat, a soli diciassette anni.
Lasciata la Fiat, Giugiaro ottenne il posto presso la Carrozzeria Bertone e si consolidò il felice dualismo fra disegno tecnico e creazione artistica.
La permanenza da Bertone, dal 1959 al 1965, diede come risultato ventisei progetti, il primo fu l’Alfa coupé 2000 Sprint. Giugiaro ottenne da Bertone il privilegio di firmare i figurini dei nuovi modelli, non era mai avvenuto prima. Aveva solo 21 anni nel ‘59, eppure nel suo lavoro non ci sono gli eccessi giovanili, ma uno sbalorditivo equilibrio ideale tra invenzione e validità di mestiere.
Nel 1960 ci fu la chiamata di leva nel corpo degli alpini. Dopo mesi di addestramento in montagna riuscì, grazie a Nuccio e alle sue capacità di ritrattista, a farsi trasferire alla caserma di Bra. In questo periodo disegnò la Ferrari 250 GT 2+2, l’Aston Martin DB4, GT Jet, la BMW 3200 CS coupé 4 posti, la Maserati 5000 GT, l’ASA 1000 GT coupé 2+2 e il progetto della Alfa Romeo Giulia GT, capostipite di una fortunata serie.
L’esperienza da Bertone fu fondamentale per l’acquisizione e padronanza dei processi tecnici e della loro fattibilità. Nel 1965 Giugiaro assunse la direzione del reparto Stile e Progetti della Ghia che, al Salone di Torino, presentò l’estrema Mangusta della De Tomaso e l’elegante Ghibli della Maserati. Sapendo di poter contare su di una fama ormai consolidata, Giorgetto fondò la sua società, l’Ital Styling prima e Italdesign dopo, insieme a Aldo Mantovani, inseparabile compagno di lavoro e fraterno amico.
Furono incaricati per lo sviluppo di un progetto tutto nuovo: l’Alfasud, presentata al Salone di Torino nel 1971. Nel contempo Volkswagen si rivolse a lui per il trio Passat, Scirocco e la leggendaria Golf. Giugiaro poté dimostrare il suo pragmatismo, questi modelli non dovevano essere alla moda, ma assicurare una lunga ciclicità dei modelli.
La Fiat si approcciò a Giugiaro e Mantovani per il progetto della futura Lancia Delta.
Sapeva rappresentare sia lussuosi statement formali che la filosofia fondamentale della mobilità, come con il mito Panda. Vinse la sfida sull’abitabilità: alla presentazione, nel 1980, il punto di forza della Fiat Panda fu proprio l’interno e l’ampia trasformabilità garantita dai sedili. Anche Chapman lo incaricò per la Lotus Esprit. Dalla Hyundai Pony alla Maserati quattroporte… alla Uno, alla BMW M1, Isuzu Piazza, De Lorean DMC12… alla Saab 9000, Lancia Thema e Fiat Croma. Il periodo spigoloso, con la Tapiro, l’Alfasud Caimano e la Maserati Boomerang. Il ritorno al passato con le tre Bugatti EB 112, EB 118 ed EB 18/3 Chiron. Sotto il personale coinvolgimento di Montezemolo, sviluppò gli incarichi per i modelli Maserati 3200 GT, 4200 Spyder e Coupé e la potente MC12.
Sette lauree honoris causa: tre in design e quattro in architettura. Numerosi i riconoscimenti conferitigli nel tempo, come il “SIAD Silver Medal” nel 1980, il “Premio Compasso d’Oro”, nel 1981 per il disegno della Panda. È stato insignito del titolo “Cavaliere del Lavoro” e del “Premio Leonardo Qualità Italiana”.
Il figlio Fabrizio ha seguito le orme del padre e al di là delle diversità generazionali, il lavoro creativo svolto in sinergia fra Giorgetto e il figlio è di dialogo stimolante e innovativo.
“Tutto un andare avanti esplorando una ricerca di cambiamento rispetto a qualcosa che già c’era. E via via che si crea, bisogna fare qualcosa di diverso… il difficile è qualcosa che non cada nel banale… per trovare strade nuove, ci vuole molto rispetto e la disponibilità a imparare.”