Una gara magica con la Jaguar D-Type

Jaguar D-Type photo
La foto non rappresenta l’autovettura descritta nell’articolo
Pic by Dave Rook – www.motorsportinpictures.com

 

La gara del destino

Vi ricordate del mio fantastico viaggio in auto da Sun Valley, in Idaho, a Las Vegas, con la Jaguar D-Type XKD541. Anche questo racconto parlerà di quest’auto emblematica.

La Jaguar fu il marchio onorario della Monterey Historics del 1976. Steve Earl, l’organizzatore, si assicurò il loro supporto e sponsor, mentre la casa automobilistica invitò Martin Morris, con la sua Jaguar D-Type OKV3. Martin era un feroce competitore nel Regno Unito e vinse diverse volte con tutte le automobili che pilotava. Inoltre, era un ragazzo favoloso. Prima di venire a Monterey, scrisse agli organizzatori, auspicando di potere trovare qualcuno con cui gareggiare sul serio. Disse di aver notato che gli americani avevano un atteggiamento diverso rispetto alle corse storiche, considerandole più simili a spettacolari sfilate, che a vere e proprie competizioni, senza esclusione di colpi fino alla bandiera a scacchi. Suppongo che il suo punto di vista fosse corretto e non sapeva che lo condividessi anch’io.

L’automobile di Martin era una versione a 3.8 litri ed era altamente performante, grazie agli anni di corsa. Nelle sue mani era più veloce della luce. Al contrario, la mia Jaguar D-Type era una versione personalizzata a 3.4 litri, senza modifiche e nelle stesse condizioni di quando aveva lasciato la fabbrica di Browns Lane, nel 1954. L’altro temuto avversario era nientemeno che il campione del mondo, Phil Hill, con la Jaguar D-Type 3.8 litri di Briggs Cunningham.

Arrivò il giorno delle prove e quindi la chance per valutare la mia prestazione. Dopo alcuni giri iniziai a stabilire un buon ritmo. L’automobile era meravigliosamente maneggevole sul vecchio tracciato di Laguna, con le sue lunghe curve veloci. Dai box mi dissero che stavo registrando dei tempi molto buoni. Mi assicurai la pole position, così il mio weekend iniziò bene.
Prima che me ne rendessi conto, un inglese mi si parò davanti per stringermi la mano. Si trattava di Martin Morris con sua moglie, Sue, e si dichiarò felicissimo di avere qualcuno con cui gareggiare l’indomani.

Il giorno della gara ci allineammo sulla griglia di partenza, con Martin al mio fianco e Phil Hill appena dietro, in seconda fila. C’erano cinque Jaguar D-Type, in questa gara, un magnifico spettacolo per gli amanti delle Jaguar. Alla partenza, io e Martin facemmo una vera e propria drag race, l’uno contro l’altro, fino alla prima curva, che è molto veloce dove riuscii a piazzarmi davanti a lui. Dopo di che, lentamente, guadagnai un po’ di vantaggio e lo mantenni fino agli ultimi giri. Ad un certo punto, mi sventolarono davanti una bandiera nera – che significa che avrei dovuto fermarmi perché qualcosa non andava.

 

 

Inizialmente la ignorai, visto che l’auto non dava segni di problemi, anzi, era fantastica. Dietro di me, notai che Martin agitava freneticamente le braccia. All’ultimo giro mi recai ai box, dove mi dissero che il portellone del baule, che copre l’apertura della ruota di scorta, si era aperto e ciò aveva catturato l’occhio del direttore di gara. Il risultato fu che anziché vincere una gara che sarebbe stata certamente mia, finii in 3ª posizione.

Alla fine della corsa, Martin venne da me a congratularsi per la mia guida favolosa. Mi disse che lui aveva agitato le braccia affinché le autorità non mi fermassero, perché non c’era alcun pericolo. Sulla sua automobile, aveva fissato il portellone con un filo di ferro, visto che quell’inconveniente capitava spesso con le Jaguar D-Type.
Quella sera a cena Martin mi invitò a guidare la sua auto in alcune gare nel Regno Unito. Fu questo incontro che mi portò in Europa, dove mi trovo ancora oggi. Tutto nacque da una corsa con la Jaguar D-Type. Grazie XKD541 per l’effetto meraviglioso che hai avuto sulla mia vita.