Suo padre lo aveva messo in collegio al Mondragone dai gesuiti che gli impartirono un’educazione rigidissima. Fuori sembrava molto sicuro di sé, dentro c’era come una piccola incrinatura. Musso era l’unico della squadra Ferrari a non piegare mai la testa verso l’interno della curva: la teneva dritta, per avere una visuale sempre uniforme e per essere padrone della situazione. Aveva confessato “E’ inutile nasconderselo, affrontare una curva a 200 all’ora, al limite delle umane possibilità, quando la ragione non mi assicura se gliela posso fare o no, mi fa proprio paura”.
La sua prima auto fu una Fiat Topolino quando ancora non aveva la patente, si sedeva al volante facendo finta di guidarla. Una carriera veloce: 1952 iniziò con una 750 Sport. Nel 1953 vinse un titolo italiano e si ripeté nel ’54 e ’55 nella classe 2 litri Sport. Con la Maserati 6 cilindri era pilota ufficiale della squadra. 3° alla Mille Miglia e 2° alla Targa Florio. Nel ’54 debuttò con la Maserati in F1 al GP d’Italia. Passò alla Ferrari nel ’56, nello stesso anno vinse la 1000 km di Buenos Aires con Castellotti e Gregory. Nel 1958 vinse la Targa Florio con Gendebien.
6 luglio 1958 circuito di Reims, al nono giro due Ferrari in testa: Hawthorn al comando e Musso a seguire. Alla curva ‘du Calvaire‘, bisognava staccare. Con la sua audacia Musso non lo fece e la Ferrari uscì di pista e per lui fu fatale, “I più non conosceranno mai compiutamente la verità o le verità”.
Luigi non era un duro, ma sensibile e ricco di vita interiore, e si gettò nelle corse con entusiasmo e passione.