“Senza Jano e i suoi collaboratori non ci sarebbe stata la Gran Premio Tipo P2, né il primo Campionato del Mondo e… non ci sarebbero state soprattutto le Alfa così come le conosciamo oggi… Jano mise la sua intelligenza e la sua volontà al servizio della passione per le automobili, che costituirono il lavoro di tutta la sua vita. La sua figura di tecnico capace rimarrà di esempio nel mondo del lavoro e in quello dello sport automobilistico”, Ettore Massacesi, nella prefazione del bellissimo volume Le Alfa Romeo di Vittorio Jano.
Sguardo attento, incisivo, un uomo concreto nel parlare e nell’agire. Genialità nella meccanica, maestria nel disegno e nel calcolo. Una ferrea volontà. Questo era Vittorio Jano, nato a Torino nel 1891. Dopo aver frequentato l’istituto professionale entrò come aiuto disegnatore nell’ufficio tecnico della Rapid. Seguì l’impiego in Fiat, era il 1911, come disegnatore nell’ufficio progettazione vetture e dieci anni dopo fu nominato capogruppo disegnatori. Partecipò al progetto della Fiat 501 e con Tranquillo Zerbi prese parte nello studio di vetture da corsa.
Gli proposero di progettare una vettura GP per l’Alfa Romeo, fu così che lasciò la Fiat e si trasferì a Milano. Jano e il suo team in soli cinque mesi realizzarono la vettura da Gran Premio P2 e al GP d’Italia ebbe la conferma delle sue doti, conquistò i primi quattro posti in classifica.
Portano la firma di Jano l’ AR 6C 1500, che fu da subito un successo. Nel gennaio del 1929 fu presentata la 6C 1750, e divenne il simbolo di un’epoca. Vinse la terza edizione della Mille Miglia del 1929, la 24 ore di Spa, la Mille Miglia del 1930 con Nuvolari e Guidotti, le prime tre posizioni al Tourist Trophy. Al Gran Premio d’Italia del 1931 Jano presentò due modelli nuovi, la 8C 2300 Monza, per le gare di resistenza, e la Tipo A 1931.
Quel 24 maggio segnò l’affermazione per Jano e per l’Alfa Romeo, la 8C vinse ottenendo i primi due posti (Campari-Nuvolari e Minoia-Borzacchini). Nel 1932 e 1933 la 8C 2300 spider vinse la Mille Miglia, mentre la versione quattro posti vinse la 24 ore di Le Mans dal ’31 al ’34 e la 24 Ore di Spa del ’32 e ’33.
Si dedicò al nuovo modello 6C 2300 nelle versioni Turismo, Gran Turismo e Pescara.
Nell’ottobre del 1937 Jano fu dimesso dalla Casa milanese e tornò a Torino come responsabile del reparto esperienze e costruzioni della Lancia. Nel 1955 tutte le auto da corsa Lancia furono cedute alla Ferrari a cui Jano prestò la sua consulenza. Fu così che la monoposto D50, progettata da Jano per Lancia, permise a Fangio, nel 1956, di aggiudicarsi il titolo mondiale con la Ferrari. Vittorio Jano collaborò con Alfredo Ferrari per lo sviluppo del motore 6 cilindri a 65 gradi, lo stesso che, con l’etichetta Lancia Stratos, vinse tutti i campionati rallies. La consulenza con la Scuderia di Maranello diede la possibilità a Jano di mettersi in luce e raggiungere il suo culmine con la conquista del titolo mondiale nel 1961.
Enzo Ferrari affermò “la Ferrari ha goduto, dal 1929 in poi, degli insegnamenti di Jano. È stato un maestro. Non si può pensare alla Ferrari se non si considera che ho preso il latte, tecnicamente, da quell’uomo…”.