In alcuni periodi della mia vita rinunciai alle corse automobilistiche a causa del loro costo incredibile. Quando poi trovavo un po’ di soldi, ricominciavo a correre. E’ sempre stata una situazione difficile perché, come per qualsiasi altro sport, quando non ti eserciti perdi la prontezza. Dopo un’assenza di tre anni fui preso ancora una volta dalla febbre delle corse ed iniziai a guardarmi in giro per trovare una buona auto su cui correre. Robert Bosch stava sponsorizzando una serie professionista per monoposto, utilizzando motori Volkswagen altamente sviluppati con potenza intorno ai 170 cavalli. Il premio per il vincitore ammontava a $10,000, c’erano quindi molti aspiranti piloti attratti da questa opportunità.
Il modo migliore per accedervi era quello di acquistare un’auto già pronta, per essere competitivi fin dall’inizio senza sprecare troppo tempo nell’assettare un’auto nuova. Decisi, così, di acquistare una TUI, con costruzione monoscocca, progettata da un Neo Zelandese, Allan McCall. Era un vero e proprio gioiellino ed era molto veloce. Ricevetti, inoltre, molti pezzi di ricambio ed informazioni sull’assetto dei diversi circuiti dove si svolgevano le corse di questa serie.
Dopo tre anni d’assenza dalle piste, dovevo rinnovare la mia patente e decisi di scegliere una gara regionale di SCCA – Sports Car Club of America – di basso profilo, per abituarmi all’auto e per rispolverare le mie abilità di corsa, che in quel momento, erano molto arrugginite. Mi recai a Riverside per partecipare alla corsa primaverile, era aprile. Questo circuito è quasi completamente immerso nel deserto, ero perciò sicuro che il weekend sarebbe stato asciutto. I primi giri di pratica mi consentirono di verificare il progresso avvenuto nell’ambito della costruzione delle automobili da corsa.
Partii troppo lento, gradatamente aumentai la mia velocità, fino a che non raggiunsi un passo rispettabile. Devo ammettere che nei primi giri pensai di aver commesso un errore nel decidere di ricominciare a correre. Dopo la sessione di prove, scoprii di essermi qualificato a metà della griglia, almeno non ero ultimo e sapevo che avrei potuto trovare un passo migliore nella corsa, visto che mi trovavo ancora in fase di apprendimento.
Il giorno seguente piovve a dirotto e pensai a quanto fossi stato fortunato … correre sul bagnato per la prima volta dopo anni e per di più su un’auto nuova! Non si trattava della situazione ideale, ma non potevo tirarmi indietro.
Riverside aveva una serie di curve cieche molto veloci subito dopo la linea di partenza. Coloro che conoscevano bene il tracciato, ci si lanciavano dentro a piena velocità. Nel giro di ricognizione, notai che c’erano dei piccoli rivoli d’acqua che percorrevano il tracciato, ne feci nota mentale e proseguii sul circuito verso la linea di partenza. All’abbassarsi della bandiera, via, partimmo alla volta della corsa.
Subito dimenticai tutti i movimenti corretti per il controllo del volante e mi ritornò il pensiero di aver fatto un errore ad acquistare quest’auto! Al secondo giro, iniziai ad abituarmi e valutai la possibilità di sorpassare l’auto che avevo davanti. Lentamente ma con sicurezza, iniziai a fare progressi e mi trovai direttamente dietro l’auto in seconda posizione. Durante il giro successivo decisi di superarla.
A questo punto avevo acquisito velocità e quando arrivavo alle curve cieche era come se stessi volando. Mi dimenticai dei piccoli rivoli su questa parte del tracciato e ad un tratto slittai sull’acqua, planai e finii fuori pista. L’auto toccando il terreno bagnato accelerò, finì in un canale e poi sulla sponda.
Fu un grosso incidente, l’auto era in pessime condizioni, io mi fratturai cinque costole. Mi presi pure il raffreddore e la combinazione di costole fratturate e tosse mi procurò un’agonia insopportabile. A questo punto pensai davvero di aver fatto un grave errore…
Ci pensai per diversi mesi, mentre riparavo la TUI per la corsa successiva. A metà stagione, fui di nuovo in forma e riuscii a vincere nella classe Super Vee per la regione del Nord Pacifico della SCCA.
Così, alla fine, anche dopo un inizio di cattivo auspicio, emersi vittorioso con il sorriso stampato sulle labbra.