Nel mondo delle auto classiche, capita di incontrare la stessa auto diverse volte a distanza di anni. E’ proprio quello che accadde con la mia Lotus 15, venduta a Peter Kaus da esporre presso il suo museo Rosso Bianco. Spesso accade anche che le cose beIle abbiano una fine e purtroppo fu la sorte di questo museo.
Peter ebbe dei problemi con le autorità doganali tedesche che misero in discussione l’importazione di alcune auto per il museo, così, per risolvere ogni questione, decise di mettere in vendita la sua intera collezione. Alcune delle auto furono consegnate a diversi rivenditori, così la Lotus 15 rientrò nella mia vita.
L’automobile fu offerta al famoso rivenditore di auto classiche Coys, a Londra, e il mio caro amico, Hugh Taylor, l’acquistò. Avevo lavorato molto per Hugh, perciò mi inviò la Lotus 15 da rimettere a nuovo per la successiva stagione di corse. All’epoca avevo già ripreso a lavorare nel settore della preparazione delle auto da corsa, svolgendo un’attività simile a quella che avevo a Berkeley.
L’auto aveva trascorso i suoi ultimi diciotto anni ferma in un museo, quindi necessitava solo di un controllo. Per ulteriore scrupolo, smontai il magnifico motore Climax FPF twin cam da 2 litri per controllarlo e apportare delle modifiche che avevo progettato in modo da migliorarne l’affidabilità. Questa modifica rafforzò il blocco del cilindro che era incline a creparsi, per via della qualità della lega utilizzata da Conventry Climax.
La lunghezza delle corse per queste auto era di due ore, per cui un’intera stagione comportava molte ore di gara per l’automobile. Le migliorie apportate al blocco cilindro permisero al motore di raggiungere gli 8000 RPM, con una potenza equivalente a 200 cavalli rispetto ai 160 originali. La Lotus 15 pesava 431 kg, di conseguenza le sue prestazioni erano rafforzate e poteva concorrere per la vittoria.
Dopo aver completato l’auto, Hugh partecipò ad alcune corse per abituarcisi, non era un pilota particolarmente veloce, ma era un vero e proprio appassionato. Adorava la Lotus perché era molto agile e richiedeva poco sforzo alla guida.
La serie per auto sportive da due ore era alle porte. Era organizzata da un gruppo denominato Gentlemen Drivers e la prima corsa era prevista a Donington Park, nelle Midlands. Hugh mi invitò a partecipare alla gara con lui e colsi la palla al balzo.
E’ probabile che ricordiate che vendetti questa auto a Peter Kaus senza averci mai corso, solo Brian Redman aveva avuto il piacere di farlo a Riverside, tutti quegli anni prima, e con essa aveva trionfato su Chris Cord, alla guida della mia vecchia Maserati Birdcage.
Hugh e io condividemmo la sessione di prove, io fui un bel po’ più veloce e piazzai l’auto in prima fila, a fianco di Gary Pearson, su una Jaguar Costin Lister. Hugh effettuò la partenza, dopo tutto si trattava della sua auto ed aveva tutti i diritti di sfruttarla al meglio. Ci spartimmo i compiti: lui avrebbe guidato alla partenza e alla fine e io per il resto della gara.
Proprio come avevo prospettato, dopo la partenza, Hugh iniziò a perdere posizioni e quando effettuò il pit stop 45 minuti dopo, l’auto era in 10ª posizione. Salii a bordo e tornai sul circuito. Dopo circa 30 minuti mi trovai dietro alle prime posizioni e alcuni giri dopo ero al comando della gara. Per i trenta minuti successivi riuscii a distanziarmi notevolmente dal pilota in 2ª posizione. Dopo un’ora tornai ai box e fu il turno di Hugh.
Ancora una volta iniziò a perdere tempo ma il vantaggio accumulato era davvero notevole e quando vide la bandiera a scacchi non si rese subito conto di aver vinto la gara. Si trattava della sua prima vittoria: fu felice e sorpreso al tempo stesso! Io, invece, ero riuscito finalmente a correre sulla mia vecchia Lotus 15 equiparando il risultato che Brian Redman aveva ottenuto tutti quegli anni prima, a Riverside.
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