Volpe Argentata, come lo chiamavano gli ammiratori per i prematuri capelli grigi e per il suo temperamento. L’ingegner Piero Taruffi studiò profondamente il suo mestiere e scrisse dei libri di tecnica della guida da corsa. Un uomo controllatissimo, ragionatore e pignolo preparatore della sua vita e della sua carriera. Alternava la sua attività motociclistica con quella automobilistica. Conquistò vittorie nelle massime competizioni con le moto A.J.S., Guzzi e Norton. Nel 1931 Enzo Ferrari lo chiamò alla Scuderia e si aggiudicò notevoli successi… Al G.P. di Germania del 1933 arrivò terzo. Al G.P. d’Italia passò al Tridente e corse legandosi al sedile di guida, un rischio folle! Collaborò alla costruzione della motocicletta “Rondine”.
Nel 1934 al G.P. di Tripoli, alla guida di una Maserati, Taruffi subì un terribile incidente causato dal blocco dei freni in una curva. Il suo braccio sinistro rimase bloccato. Solo grazie al suo forte spirito di sacrificio e la caparbia volontà ritornò alle corse. Divenne direttore di corsa della Gilera e conquistò i più prestigiosi record motociclistici di velocità assoluta. Costruì il “bisiluro” Tarf con il quale batté numerosi record di classe con Gilera, Guzzi e Maserati. Con Ferrari nel 1951 vinse, in Messico, la Carrera Panamericana e nel ‘52 fu terzo nella classifica finale del campionato del mondo.
Nel 1954 vinse la Targa Florio e il Giro di Sicilia con Lancia. Mancava la vittoria più agognata, quella della Mille Miglia. “L’aveva inseguita con un accanimento commovente” e riuscì a conquistarla solo nel 1957… “proprio all’ultima delle gloriose Mille Miglia, coronò il suo sogno di pilota completo. E mantenne la promessa alla signora Isabella”. Avrebbe smesso di correre e questo fece.