Tre titoli mondiali vinti – ’81, ’83, ’87 -, 204 Gran Premi di Formula 1, 23 vittorie, 24 pole position. Ecco Nelson Piquet, soprannominato lo “Zingaro” o il tombeur de femme, scegliete voi. Sette figli da quattro compagne, mogli. Due terrificanti incidenti: alla curva del Tamburello a Imola nel 1987 e a Indianapolis nel 1992, dove riportò lesioni gravissime alle gambe.
Nato a Rio de Janeiro, ha esordito nel 1978 al GP d’Olanda guidando una McLaren M23 e prese il volante della Ensign per il GP di Germania.
Gli inizi in Brasile, dai go-kart alle gare su macchine di serie. Nel 1976 Piquet vinse il campionato nazionale di Formula Super VW. Si trasferì in Europa per gareggiare in F3. Si sfidò con i grandi, da Mansell a Prost, da Lauda a Senna.
Reutmann, dopo il duello mozzafiato a Las Vegas nel 1981 disse del brasiliano: “Mi sembra impossibile che il ragazzo che nel ’74 mi aiutava a pulire i cerchi delle mie ruote adesso sia campione del mondo”.
Abbandonata la Brabham dopo due titoli mondiali, Nelson approdò alla Williams in coppia con Nigel Mansell. Quest’ultimo che, dopo un terribile incidente nelle prove del GP del Giappone nel 1987, dovette lasciare aritmeticamente il mondiale nelle mani di Piquet, aggiudicandosi il terzo titolo.
Il ciclo fantastico della F1 si chiuse alla fine del 1991, con la Benetton con il passaggio del testimone a un giovanissimo Michael Schumacher.
Lo Zingaro: un’intelligente strategia nelle corse alleata a qualità innate di combattente fecero di lui un grande pilota.