Le 12 Ore di Sebring
“Che esperienza fantastica”, continuavo a ripetermi. Nello scrivere mi ricordo ancora quell’emozione, l’eccitazione che mi scorreva in corpo perché avevo l’opportunità di toccare con mano le mie auto preferite e vedere da vicino i loro mitici piloti. Un sospiro e vi racconto…
Nel 1957, quando avevo 17 anni, fui invitato da un compagno di scuola ad accompagnarlo in Florida per una vacanza primaverile. Il caso volle che la 12 Ore di Sebring si tenevano nello stesso periodo. Mio padre e il suo caro amico Chas Addams, creatore della Famiglia Addams e fumettista molto noto, decisero all’ultimo minuto di voler assistere alla corsa.
Decidemmo di andare tutti insieme, Frank e Chas sarebbero venuti a prenderci. Sebring era una piccola cittadina nel mezzo della Florida. Nella sede della base militare fu creato il circuito. Si trattava di un percorso estremamente irregolare, ben noto come “distruttore di auto”.
La corsa, le 12 Ore, era stata ideata da un amico di mio padre, Alec Ullman, un gentiluomo svizzero che viveva a New York. Alec sapeva che saremmo arrivati e ci procurò tutti i pass di cui avevamo bisogno, consentendoci il libero accesso ovunque, box inclusi. Che fortuna!
Una Maserati 450S, guidata da Juan Fangio e Jean Behra, e una Maserati 300S nr. 3071, guidata da Stirling Moss e Harry Schell, folgorarono il mio sguardo!
Quando venne fatta cadere la bandiera per indicare la partenza, in stile “Le Mans”, Stirling Moss, il più veloce, corse via e tutte le altre auto lo seguirono a poca distanza. Dopo alcuni giri, Fangio prese il comando e iniziò a guadagnare vantaggio con la sua grossa Maserati 450S. In seconda posizione c’era la Maserati 300S con Stirling Moss: le prime due posizioni erano tutte Maserati!
A tarda sera, mi recai con il mio amico al rettilineo posteriore per vedere le auto passare a tutta velocità. La 450S di Fangio era spettacolare, lunghe fiamme uscivano dalla marmitta laterale quando frenava alla velocità di 290 km/h. Il rumore della sua automobile era fantastico, un piacere ascoltarlo. Le due Maserati mantennero le prime due posizioni fino allo sventolio della bandiera a scacchi. Alla scadenza delle 12 Ore, avevano vinto le mie auto preferite!
Dopo la gara, circolò questo curioso aneddoto su Stirling Moss. Bernard Chier, giornalista e fotografo, aveva passato a Moss una bottiglia di Coca Cola, mentre percorreva a bassa velocità il tornantino Hairpin. All’inizio fece solo un cenno a Moss e poi, al giro successivo, prese la bottiglia e la bevve, lasciandola poi cadere sull’erba lungo il bordo del circuito al giro dopo.
Anni dopo, precisamente nel 1968, mi recai sulla West Coast. san Francisco, su Hydre Street ritrovai la Maserati 300S nr. 3071 presso l’officina di Nemore Barieri, l’esperto locale del Tridente. All’epoca, l’automobile non era molto competitiva nelle corse professionali, ma aveva ancora buone prestazioni nelle gare SCCA (Sports Car Club of America) a livello amatoriale. Nel 1971, alla corsa SCCA presso l’aeroporto di Oakland, Ron Dykes la fece capovolgere, non fu completamente distrutta ma la carrozzeria fu gravemente danneggiata. Ron sostituì la Maserati con una… Maserati! Acquistò una Tipo 60 e vendette la 300S ammaccata a George West, che fece del suo meglio per riportarla in vita ma, con fondi limitati, si trattò di una grossa impresa.
Questa meravigliosa Maserati 300S ritornerà nel mio prossimo racconto, perché grazie al mio amico Steven Block, ho potuto rincontrarla.
Come direbbe il carissimo Ermanno Cozza, ho un virus da cui è impossibile guarire: la Tridentite!