Dopo essere stato un campione del motociclismo passò all’automobilismo. Amédé Gordini lo volle nel suo team. Le autovetture non erano competitive e i risultati tardarono ad arrivare. Nel 1955 fu ingaggiato dalla Maserati e si classificò secondo al GP d’Argentina nel 1956 e nel 1957. Al ritiro del Tridente dalle corse fu la BRM a offrigli un contratto, ma la vettura era poco prestante. Vinse delle gare con la Porsche RSK e proprio in collaborazione con il Cavallino di Stoccarda realizzò una “sua” vettura di F2. Risultò essere un’esperienza deludente.
Una breve parentesi in Ferrari, il rapporto si interruppe a causa delle dichiarazioni poco lusinghiere rilasciate da Jean Behra ad alcuni giornalisti francesi, dopo il GP di Francia. Partecipò alla corsa dell’Avus e accettò di guidare una Porsche al posto della BRM. Una gara che gli fu fatale… un pilota che amò molto, troppo le gare.
Un uomo sincero, poco diplomatico e per nulla adulatore. Il pubblico lo capì e lo ammirò. Enzo Ferrari disse “Jean Behra è stato un pilota d’attacco. Un vero uomo di grande coraggio. Lasciò la Ferrari non trovandosi più d’accordo con il direttore sportivo dell’epoca”.