Gian Claudio Regazzoni, chiamato da tutti Clay, tranne che da sua madre.
Una folla numerosissima si era radunata a Monza per il GP di F1. 6 settembre 1970, Clay Regazzoni era in piena forma e impostò la gara con grande abilità ed intelligenza. Sfuggì abilmente agli attacchi di Beltoise e Stewart. Il pubblicò saltò le transenne e invase la pista. La prima vittoria di Clay Regazzoni in un GP di F1 avviene in un suggestivo quadro di esaltazione sportiva, circa duecentotretamila spettatori. La stessa sera Clay organizzò e festeggiò con i suoi meccanici, “gli artefici della sua vittoria”!
Concluse la sua prima stagione in F1, al terzo posto della classifica mondiale. Un grande successo. Dopo ottanta gare disputate con il Cavallino, Clay partiva dal grid della Formula 1 su una monoposto Ensign.
Il patron Morris Nunn non aveva davanti il Clay sregolato dipinto dalla stampa, ma un pilota altamente professionale.
‘78 alla Shadow, l’anno successivo alla Williams. Nel 1980 sul circuito di Long Beach, ancora alla guida della monoposto Ensign, si schiantò contro la Brabham ferma sulla via di fuga, a causa di un malfunzionamento dell’impianto frenante, riportando gravissime ferite alla spina dorsale e alle gambe.
G.P. Foletti riassume, in poche parole, le caratteristiche di un uomo che si fa ricordare: “Un bravo pilota, forse meno fortunato di altri, un buon uomo dal largo sorriso, sincero e sportivo. Un ragazzo simpatico, sempre pronto ad aiutare il prossimo, elegante nei gesti, ricco di umanità e di saggezza”.
“Non si guida con le gambe, ma con la testa!”, grazie Clay.