“All’arrivo essendo ancora piccolo, non riuscivo a fermarmi poiché non toccavo per terra. Ho dovuto compiere un intero giro della piazza prima di trovare un marciapiede sul quale appoggiare un piede”. Giacomo Agostini aveva undici anni ed era in sella ad una Moto Guzzi Airone 250 partecipava alla Malegno-Borno.
Giacomo Agostini, alias Ago, per gli amici Mino. Lui sempre il primo sulla lista, non solo per il numero 1 sulla schiena, ma per esser stato il pilota che ha vinto di più nella storia delle corse motociclistiche. 15 titoli di Campione del mondo in un decennio, di cui dieci ottenuti consecutivamente, facendo la doppietta 350-500 nello stesso anno, dal 1968 al 1972.
Nella storia del motociclismo il binomio Agostini e Morini ha lasciato un’importante traccia negli anni sessanta. Dal 1965 il binomio cambiò e divenne MV e Agostini. Partecipò alla madre di tutte le corse, il Tourist Trophy dell’isola di Man, sempre e solo con MV: 10 vittorie, due secondi posti, un terzo e tre ritiri. Per due anni in Giappone con la Yamaha, mentre nel 1976 fu diviso tra MV e Suzuki. Nel 1977 il ritorno in Yamaha. Una parentesi sulle quattroruote e dal 1982 al 1994, Mino, è stato Team Manager della Yamaha-Marlboro.
Trasformare il pilota di talento in un grande campione non è il caso o la fortuna. Agostini aveva metodo: è stato un campione di costanza, abnegazione, concentrazione e altre ragioni che si chiamano motivazione, coraggio, intelligenza. Preciso al limite della pignoleria. Affamato di vittoria. Uno spirito competitivo bruciante. Talento organizzativo e acume tattico.
Non solo un campione con una carriera al limite dell’irripetibile. Giacomo Agostini è l’uomo che ha impersonato il divo di un’epoca. L’italiano perfetto: forte, bello, lo sportivo di successo, dolcemente spietato, raggiungibile quanto basta a farti esporre e poi amaramente capire la sua irragiungibilità. Giacomo ha un’indiscutibile carisma, è molto raffinato e capace di buttare luce ovunque vada.
“… bisogna nascere per fare questo lavoro, bisogna avere questo dono di natura. Ma non è del tutto facile: bisogna lavorare sul talento, va coltivato. Io ho messo tanto amore e tanta passione nel mio lavoro, e non ho mai lasciato niente al caso”, Ago.