Denny Hulme vinse il titolo di campione del mondo di F1 nel 1967, dopo un duello lungo un’intera stagione con il proprio compagno di squadra, Jack Brabham.
Denny ha costruito il proprio successo con regolarità. Ultimati gli studi si specializzò come meccanico presso una autorimessa a Te Puke, la sua città nativa. Al volante di una MG, che lui stesso preparò, partecipò alla sua prima gara. Il padre, noto per essere stato insignito della più alta onoreficenza militare inglese, la Victoria Cross, supportava la carriera sportiva del figlio e gli acquistò una Cooper-Climax.
Nel 1960 vinse il titolo del Driver To Europe e sbarcò in Inghilterra. Le poche soddisfazioni agonistiche spinsero il neozelandese a cercare un posto di lavoro ed entrò nel team di Jack Brabham. Nel 1963 fu inserito come pilota ufficiale nella squadra di F3. Nel 1964 fu promosso da Brabham seconda guida in F2.
Quando Dan Gurney decise di mettersi in proprio, Brabham offrì il suo posto a Denny. Pur rispettando il contratto di seconda guida, si fece notare con una serie di risultati positivi che furono confermati con la vittoria del titolo iridato nell’anno successivo.
Negli anni ’68 e ’70 fu protagonista di numerose vittorie nei trofei Can-Am. Nel 1968 decise di passare alla squadra di Bruce McLaren, suo connazionale. Alla scomparsa di Bruce, avvenuta a Goodwood nel 1970, si impegnò per risollevare le sorti della marca e ci riuscì grazie all’apporto della Yardley.
Hulme aprì la stagione del 1974 con una vittoria in Argentina, alla guida della debuttante M23. Chiuse la stagione e si ritirò nella quiete familiare a Te Puke lasciando definitivamente la F1.
Denny fu un campione sottovalutato dovuto anche al suo carattere taciturno, poco incline ai rapporti con l’esterno e con la stampa, per questo fu soprannominato l’Orso. Un uomo pragmatico che ammise di non essere un fuoriclasse. Non può essere messa in discussione la sua caparbietà, la sua determinazione, la costanza del suo rendimento.
Un pilota poliedrico che continuò a correre nelle gare delle Gran Turismo sia in Australia che in Europa. E proprio durante una di queste gare, sul circuito di Bathurst, fu colpito da un infarto, il 4 ottobre del 1992. Una lucidità mentale che gli permise di fermare l’auto a bordo pista prima di perdere completamente conoscenza.