“L’automobile, la velocità, l’odore di benzina erano dentro di me e capivo che soltanto quella era la via da seguire…”. Ammirava Juan Manuel Fangio e anche Pancho Gonzales. Nessun altro pilota, dopo Fangio, aveva festeggiato sul podio più alto. L’Argentina lo chiedeva a Carlos e lui si sentì in obbligo. I suoi tifosi argentini lo chiamavano “Lole”, in Ferrari “Gaucho triste”. Un pilota che guidava con grinta e ardore.
Di gara in gara lo stile di Reutemann si affinava, per diventare più pulito e abbandonava le sue acrobazie in curva per divenire più accorto e attento. Enzo Ferrari scrisse di Carlos: “…condizionato da un temperamento tormentato e tormentoso. Capace di risolvere situazioni difficili, supplendo anche a occasionali deficienze meccaniche, ma labile a sciupare per emotività congenita risultati acquisibili in partenza… Ha concluso la sua onesta carriera senza potersi laureare campione del mondo”, dal libro “Piloti che gente…“