Il carisma indiscutibile del marchio tedesco, dal 1975 al 1999, è stato merito di un “maestro” italiano capace di rendere la Mercedes una vera icona di stile: Bruno Sacco.
Il designer italiano è considerato tra i 25 car designer più influenti del ventesimo secolo ed è inserito nella Automotive Hall of Fame nel 2006.
Nacque a Udine e si appassionò di automobili grazie a un colpo di fulmine per una che “era totalmente diversa da tutte le altre”: la Studebaker. Dopo la laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, concentrò i suoi studi sul design. Nella capitale dell’industria automobilistica italiana fece brevi esperienze formative. Prima da Ghia e poi ebbe l’opportunità di collaborare con la Carrozzeria Farina. Lavorò al fianco di Sergio e gli fece comprendere l’importanza del ruolo dello stilista, che deve essere capace di coniugare nelle creazioni le innovazioni e la propria espressività.
Nel 1958 fu assunto dalla Daimler-Benz. La sua voglia di contribuire a innovare lo stile iniziò con la 600, la sportiva SL Pagoda e il prototipo C111. Raggiunse il suo obiettivo nel 1975 quando fu nominato capo dello stile Mercedes e, come lui stesso affermò era “ora di modernizzare quelle berline piuttosto monotone”. Alleggerì le linee mantenendo la giusta autorevolezza e nacquero delle vere e proprie icone. La creazione preferita da Bruno Sacco è la SEC W126 C, quella che di maggiore popolarità fu la 190 del 1982.
Arrivò il momento di sostituire la SL R107 e dalla penna di Sacco germinò una vettura dallo stile deciso ed elegante dove tradizione e innovazione si incontrano per quella che secondo alcuni il suo capolavoro in assoluto: la Sport Licht R129. Negli anni novanta le severe linee squadrate si ammorbidirono per diventare tondeggianti e la Mercedes si rinnovò rapidamente: CLK, SLK, i nuovi modelli ML, CLS, Classe A.
Nel 1999 Bruno Sacco andò in pensione lasciando un’eredità artistica maestosa.