“Fino al 1969 sono andato alla ‘spera in Dio’. Dal ’70 al ’72 sono stato abbastanza veloce e ragionatore. Dal ’73 al ’74 ho ragionato forse troppo a discapito della velocità”.
De Adamich, triestino di nascita, appassionato di sport. La sua prima auto una Triumph, che distrusse nella terza prova Trapani-Monte Erice.
Dalla Lola Junior, preparata da Pedrazzani, passò all’Alfa Romeo che gli aprì le porte per la squadra ufficiale. L’esordio avvenne a Monza con una AR 2600 Coupè preparata da Conrero. La stagione si chiuse alla Trieste-Opicina dopo un serio incidente. Nel 1965 con la Lola divenne campione di Formula Junior.
Fu invitato a Monza a provare la Ferrari P3 da Eugenio Dragoni. Nel 1965 a Imola, alla guida di una Brabham F3, ottenne la sua prima vittoria. Fu campione europeo Turismo con l’Alfa per due anni, ’65 e ’66. Il direttore di Autosprint, Marcello Sabbatini, gli fece incontrare Enzo Ferrari e firmarono un contratto per sei gare in F1 e il campionato europeo di F2.
Nel 1968 un incidente a Brands Hatch costrinse De Adamich a mesi d’ingessatura. Gli rifiutarono il nulla osta medico cosicché prese la licenza sportiva svizzera e vinse la Temporada Argentina di F2. Un legame costante con il biscione nelle categorie Turismo e Prototipi, ma anche nella F1 con la McLaren dotata di motore AR 8 cilindri. Nel 1971 con la March-Alfa Romeo F1 avrebbe potuto essere campione italiano assoluto, se non avesse avuto la licenza svizzera. Nel 1972, con licenza italiana, fu in pista con l’AR e la Surtees F1. Al GP di Inghilterra fu coinvolto in un serio incidente e nel ’74, prima di ritirarsi dalle competizioni, fu nuovamente campione assoluto con l’Alfa.