Il circuito del Monte Fuji
Il giorno della mia visita al circuito del Monte Fuji, l’autista venne a prendermi con la limousine all’albergo, alle dieci in punto. Dopo un viaggio di tre ore, arrivammo a destinazione; il Sig. Taki e il Sig. Hayashi ci aspettavano ai box, accanto all’Alfa Romeo 8C Monza. Ero entusiasta di trovarmi lì e l’automobile era molto bella. Avevo visto molte fotografie di questo circuito, perché proprio qui, James Hunt lottò con Niki Lauda, quando vinse il campionato del mondo per la McLaren, al GP del Giappone nel 1976.
Le condizioni metereologiche erano quelle tipiche della zona, con una forte foschia e molta pioggia, proprio come nel giorno in cui Hunt vinse il campionato, tutti quegli anni prima. Non fui per niente preoccupato, perché una delle cose positive delle auto da GP del periodo ante guerra è che hanno pneumatici molto stretti, che attraversano la pioggia in modo efficiente senza aquaplaning.
C’era un bel gruppetto di auto storiche che avrebbero partecipato alla corsa, una varietà di Bugatti, Riley, BMW, Jaguar e un assortimento interessante di barchette italiane, molto amate dai collezionisti giapponesi.
Si sarebbe tenuta una sessione di prove nel pomeriggio e riuscii, con poco sforzo, a piazzare l’Alfa Romeo 8C Monza in pole position per la corsa di supporto della domenica, che si sarebbe tenuta appena prima della maratona di sei ore per il campionato mondiale delle auto sportive.
Trascorsi quella notte in un Ryokan locale, una pensione giapponese tradizionale; era davvero graziosa, con gli interni in bamboo e legno, e dopo cena, il Sig. Taki, mi suggerì di fare un bagno minerale. Pensai che si trattasse di un’ottima idea ed andai a prendere il mio accappatoio per godermi un bel momento rilassante. Il Monte Fuji è un vulcano ancora attivo, ci sono molte pozze di acqua calda nella regione e quella era una delle tante. Restai immerso nell’acqua per più di un’ora e fu davvero piacevole; i giapponesi hanno davvero delle belle idee su come godersi la vita e questa non era da meno.
Quando tornai alla mia stanza rimasi sorpreso perché nell’anticamera c’erano cinque grossi uomini giapponesi sdraiati per terra, senza sensi.
Dovetti scavalcarli per entrare in camera, non avevo idea di cosa gli fosse successo, non parlando giapponese non potevo chiedere nulla, così mi ritirai e rimandai tutte le domande alla mattina seguente. A colazione, chiesi al Sig. Taki cosa fosse successo a quei ragazzi sdraiati nell’atrio, lui scoppiò a ridere e mi spiegò che erano dei giapponesi vecchio stampo a cui piaceva bere. Fu ovvio che l’usanza era quella di bere fino allo svenimento. In pratica quegli uomini erano ubriachi fradici ed erano svenuti prima di poter raggiungere le proprie stanze, accadeva spesso durante i fine settimana. Ne fui molto sorpreso e registrai questo episodio fra le “tradizioni” della cultura giapponese. Pensai alle bottiglie di Johnnie Walker Black Label che avevo distribuito tra i meccanici a Tokyo qualche giorno prima e mi chiesi se anche loro si trovassero distesi sul pavimento di casa loro in stato comatoso, quel sabato sera.
Dopo colazione fu ora di andare a correre, così salimmo sulla limousine e ci dirigemmo al circuito. Aveva smesso di piovere ma c’era molta nebbia e il cielo era molto grigio. Ci recammo al museo privato del Sig. Hayashi per ritirare l’Alfa Romeo 8C Monza; non l’avevo mai visitato prima ed era pieno di alcune delle auto migliori al mondo, tra cui Mercedes, Alfa e Blower Bentley del periodo antecedente alla guerra. Era ovvio che la sua passione fosse quella di collezionare ogni modello e vidi anche molte coppie, una cosa incredibile. Salii sull’Alfa Romeo 8C Monza e l’avviai per guidarla all’esterno del museo e seguire il Sig. Taki.
Continua a seguire il racconto Tempo di gara con l’Alfa Romeo 8C Monza
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