Cominciò guidando una Maserati 6 cilindri a Tripoli e alla Targa Florio. Nel 1940 guidando la “815” Auto Avio Costruzioni corse la Mille Miglia. Nel 1947 fu nella squadra di Piero Dusio con la Cisitalia. Nello stesso anno vinse la sua prima grande corsa a Modena con una Maserati. Con il suo mentore e fedelissimo amico, Gigi Villoresi, andarono alla Ferrari. Ascari vinse il titolo mondiale sia nel 1952 che nel 1953, con una Ferrari 4 cilindri tipo “500”, disegnata da Aurelio Lampredi.
Alla fine del 1953 Ascari e l’amico Villoresi passarono alla Lancia e nel 1954 vinse la Mille Miglia. Monza, 26 maggio 1955, chiese a Castellotti di provare la Ferrari, aveva giá telefonato a casa di preparare la pasta. Lui tanto superstizioso non usava mai gli accessori che non fossero i suoi, partì con il casco, gli occhiali e i guanti di Castellotti. Al terzo giro, alla curva veloce che porta il suo nome, il rombo della Ferrari tacque.
“Un uomo e un pilota dei più singolari. Era dotato di ferma volontà, sapeva ciò che voleva, era puntiglioso: uno dei pochi, per esempio, che si preparasse atleticamente alla competizione automobilistica… Il pilota Alberto Ascari aveva uno stile preciso e deciso, ma era l’uomo che aveva bisogno di partire in testa. Ascari in testa era difficilmente superabile: oserei dire ch’era impossibile superarlo… Alberto si sentiva invece sicuro proprio quando faceva la lepre; in quei momenti il suo stile diventava superbo, e la sua macchina imprendibile. Morì a Monza nel 1955, e direi che il suo incidente può essere indicato come l’incidente-tipo dello spot automobilistico: quell’evento cioè, nel quale la verità sull’accaduto rimane oscura perché l’armonia uomo-macchina viene bruscamente modificata da un improvviso e imponderabile elemento di disordine…“ Enzo Ferrari da “Piloti, che gente…”